
Torino non si arrende: Marco Gay all’assemblea degli industriali. “La città sia laboratorio dell’Italia che vuole rinascere”
«Torino è la fabbrica d’Italia che non si arrende. Torino e il Piemonte alla ribalta del mondo. Perché questo tempo non ammette pause». Con queste parole, intrise di determinazione ma anche di una lucida critica alle politiche europee, il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Marco Gay, ha aperto l’assemblea annuale degli industriali torinesi, che ha riunito oltre 800 imprenditori.
Un messaggio rivolto non solo alle imprese, ma anche alle istituzioni, in un momento in cui il sistema produttivo chiede con forza politiche industriali più concrete e un sostegno strutturale alla competitività. A portare il loro saluto in videocollegamento sono stati i ministri Matteo Salvini (Infrastrutture e Trasporti) e Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy).
Un futuro da costruire: Torino 2100 tra droni e robotica
L’assemblea si è aperta con un video proiettato sullo scenario di una Torino del 2100: una città in cui droni sorvolano i cieli per trasportare farmaci, in cui la tecnologia si intreccia con l’ambiente e l’architettura urbana abbandona i tratti sabaudi per sposare linee minimal e sostenibili. Un futuro non troppo lontano, secondo Gay, che affonda però le sue radici nella tradizione manifatturiera e nella capacità innovativa del territorio.
La crescita economica, sottolinea il presidente dell’Unione Industriale, «è una crescita che non è crescita», ferma attorno allo 0,5%, mentre le risorse destinate alle imprese «restano limitate, appena lo 0,3% del Pil in tre anni, pari a 7 miliardi di euro».
Ciononostante, ci sono comparti che dimostrano una vitalità straordinaria: «Le immobilizzazioni — impianti, robotica e software — sono cresciute del 57%, con miliardi di euro di nuova tecnologia che pulsa intorno alla città». Torino, infatti, è oggi la terza città europea per investimenti in robotica.
“Vogliamo essere progetto pilota per la nuova industria italiana”
L’ambizione, spiega Gay, è quella di proiettare Torino nel futuro dell’industria nazionale: «Vogliamo essere progetto pilota per l’Italia e la sua nuova industria, centro sperimentale per il volo dei droni in ambito civile — prima per il trasporto merci e poi per quello di persone».
Un obiettivo che si fonda sul know-how storico del territorio: «Abbiamo la competenza industriale, la cultura meccanica e aerospaziale per riuscirci. L’economia dello spazio non è solo difesa: è ricerca, medicina, innovazione applicata».
Secondo le stime citate durante l’assemblea, il mercato dei droni e delle applicazioni spaziali potrebbe raggiungere i 40 miliardi di dollari entro il 2030. «Quando la produzione di massa sarà realtà — conclude Gay — Torino dovrà essere il miglior territorio dove realizzare questa industria. Abbiamo tutti gli ingredienti: una filiera pronta, che già lavora e investe».
Un messaggio chiaro: Torino vuole tornare ad essere motore dell’Italia industriale. E, questa volta, non solo sulle quattro ruote.